Non arrivano i dispositivi di sicurezza per chi lavora con gli anziani in Veneto

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Mentre il Covid-19 si allarga ogni giorno di più alle case di riposo.
Le associazioni degli enti chiedono un incontro con il presidente Zaia.

Roberto Volpe, presidente di Uripa, l’associazione veneta delle case di riposo pubbliche e del privato sociale, torna oggi a scrivere al presidente della regione Veneto Luca Zaia, perché nonostante tutte le assicurazioni rese pubblicamente ci corre l’obbligo di rappresentarle che ad oggi i nostri Centri di Sevizio per anziani non autosufficienti della nostra Regione non stanno ricevendo il materiale necessario (DPI) – nemmeno quantitativi minimi – per la messa in sicurezza dal contagio i nostri ospiti e il personale laddove lo stesso abbia già colpito”. A preoccuparsi sempre più sono naturalmente i lavoratori di questi centri; ed infatti Volpe segnala a Zaia: “Mi giunge per altro notizia come già comunicato che gli Enti stanno ricevendo pesanti pressioni – se non anche formali diffide – dalle OOSS per la mancanza dei suddetti dispositivi intesi non solo come le sole mascherine chirurgiche. Anche sul fronte tamponi per “censire” il nostro personale – di cui abbiamo avuto comunicazione nelle scorse settimane – nessun progresso è stato fatto”.
La lettera dell’Uripa è indirizzata anche all’assessore regionale Manuela Lanzarin, ai direttori generale delle Ulss e ai sindaci del Veneto. È indispensabile che ciascuno faccia la sua parte, anche perché la situazione sanitaria sta precipitando. “Potrà immaginare – scrive ancora Roberto Volpe al presidente Zaia – quindi come, in questa situazione in cui il contagio sta ogni giorno varcando la soglia di nuove struttura, la mancanza di dispositivi equivale a rendere impossibile anche la minima speranza di contenere gli effetti devastanti che questo virus provoca nella nostra comunità di ospiti e non meno di personale che ivi presta la sua preziosa opera. Questo è quanto le dovevamo – conclude la lettera dell’Uripa a Zaia – al fine di rimettere alla sua attenzione una corretta informazione di questo gravissimo problema”.
Il problema dei dispositivi individuali di sicurezza è segnalato al presidente Zaia e all’assessore Lanzarin anche in un’altra lettera. È stata spedita nel pomeriggio del 26 marzo con la “richiesta di convocazione delle parti sociali ed è firmata dalle associazioni di categoria di enti veneti attivi nel servizio alle persone più fragili: Anfass Veneto (Graziella Peroni) Uneba Veneto (Francesco Facci), Lega Coop Veneto (Loris Cervato), Federsolidarietà Veneto (Roberto Baldo) e Uripa (Roberto Volpe). Il tema centrale è anche in questa richiesta quello delle le difficoltà degli enti nell’affrontare l’epidemia di Covid-19 tutelando persone assistite, lavoratori, e la funzionalità stessa del servizio.


Questo il testo della lettera del 26 marzo a Luca Zaia e Manuela Lanzarin.
Gentile Presidente e Assessore
Riteniamo improrogabile in questi momenti in cui stiamo tutti lavorando per preservare al meglio la salute di tutti i cittadini, ed in particolare dei più fragili, un confronto diretto in videoconferenza con le nostre organizzazioni di categoria unite.
Abbiamo più volte tutti segnalato le difficoltà che stiamo affrontando in questi giorni nell’affrontare l’epidemia di Covid 19 tutelando persone assistite, lavoratori, e la funzionalità stessa del nostro servizio. Molte altre voci si sono levate a evidenziare le nostre situazioni che in alcuni casi risultano, come hanno più volte raccontato giornali, radio, tv e siti, veramente drammatiche.
Siamo certi che comprenderete l’importanza e l’urgenza di un confronto tra chi come noi si trova a dover governare situazioni critiche all’interno dei centri servizi per persone fragili di cui abbiamo la responsabilità e chi, come Voi, deve cercare ovunque le risorse materiali, umane ed economiche per fronteggiare criticità che hanno effetti immediati sulle famiglie e sui territori.
I Sindaci, i Prefetti, le forze dell’ordine, l’esercito e tutte le Istituzioni hanno raccolto con attenzione le nostre richieste di aiuto e si sono già mobilitate ma solo un incontro e un dialogo con la Regione, che è l’ente di riferimento, potranno permettere azioni più coordinate ed incisive. I punti che vorremmo affrontare al più presto con voi, con spirito pienamente costruttivo, sono:
1) Forniture di dispositivi di protezione individuale per il nostro personale,
2) Strategia comune di sanità pubblica e settore sociosanitario, anche privato, per il reclutamento del personale titolato, a partire da OSS e infermieri, potenziando quando possibile i canali per la loro formazione,
3) Progettazione condivisa e successiva sperimentazione di nuovi servizi anche temporanei, per supportare le famiglie, i territori – e di conseguenza il servizio sociosanitario regionale, attualmente in affanno – in questa fase di emergenza, recependo quanto disposto dai numerosi provvedimenti emanati dal Governo, finalizzato a salvaguardare la coesione sociale attraverso la tenuta della complessa rete del sistema welfare regionale.
Ci teniamo, infine, a ribadire il nostro pieno favore rispetto a quanto da Voi emanato di sottoporre a tampone di controllo COVID-19 tutte le persone che sono accolte nei servizi sociosanitari, che vi lavorano o che vi fanno ingresso.
Fiduciosi nell’accoglienza di questa nostra richiesta di incontro, accomunati come siamo tutti dall’impegno a tutelare la salute di tutti, e dei più fragili in primo luogo, porgiamo cordiali saluti.

Come si legge, si richiama anche in questa lettera il tema della unitarietà del servizio sociosanitario in Veneto, come condizione per consentire a tutti i soggetti coinvolti nel contrasto alla pandemia di svolgere al meglio le funzioni e i servizi di cui sono investiti e di cui sono competenti.

27 marzo 2020

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