“Nessuno mi può giudicare” non è più una canzonetta

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C’è in gioco l’equilibrio fra i poteri dello Stato.

Articolo di Don Luigi Ciotti

Correva l’anno 1966. A Torino, insieme a un gruppo di amici, muovevo i primi passi nel mondo dell’impegno sociale e, sebbene non fossi particolarmente appassionato di musica, ricordo questo grande successo che passava su tutte le radio: Nessuno mi può giudicare.

Lo cantava una giovane donna bionda dall’aria ribelle, e si può intuire quanto piacesse alle ragazze e ai ragazzi cosiddetti “sbandati” che incontravamo nelle periferie difficili della città.

Oggi un’altra immagine si sovrappone a quei ricordi giovanili. C’è un’altra donna bionda che intona lo stesso ritornello, con ritmo incalzante ma senza l’ausilio della musica. E intorno a lei, al posto dei ragazzini, vedo adulti in giacca e cravatta che le fanno eco proprio su quella frase “nessuno mi può giudicare”.

La tenuta della nostra democrazia

Scherzi dell’età… Chiedo scusa ai lettori de lavialibera, perché so bene che su queste cose non sarebbe il caso di scherzare!

Qui non parliamo infatti di tormentoni radiofonici, ma della tenuta della nostra democrazia. Al posto di un dissapore fra fidanzati trasformato in canzonetta, c’è in gioco l’equilibrio fra i poteri dello Stato, chiave di volta dell’ordinamento costituzionale.

Nessuno che eserciti uno di questi poteri – legislativo, esecutivo, giudiziario – può permettersi di dire agli altri che non vuole essere giudicato. Né in particolare può chiederlo alla magistratura, il cui compito è anche quello di verificare la conformità delle leggi con il dettato costituzionale e col diritto internazionale.

Nell’interesse di noi cittadini

Oggi, quando una norma viene messa in discussione nella sua legittimità, si cerca di farlo passare come un abuso da parte di giudici politicizzati, interessati a far valere la propria opinione “contro” la volontà popolare, di cui il governo si ritiene unico detentore. Invece si tratta precisamente di un atto nell’interesse di noi cittadini e cittadine! Il magistrato non vuole cambiare la legge a suo piacere, ma valutare se quel testo di diritto garantisce i diritti delle persone, o viceversa li mette in pericolo. L’attuale conflitto fra il governo italiano e i magistrati rispetto ad alcune norme sull’immigrazione è un esempio lampante di questo ruolo di garanzia

Oltre i confini nazionali

Sono partito da una canzonetta, eppure il tema come si vede è grave, complesso e oltrepassa i confini nazionali. Anzi, è probabilmente destinato, nei prossimi anni, a segnare uno spartiacque: l’equilibrio fra i poteri saprà essere l’argine che impedisce alle democrazie populiste di trasformarsi inoligarchie autoritarie o, come dicono alcuni, in “democrature”?

Al posto del “casco d’oro” di quella cantante dei tempi andati c’è oggi la chioma platinata di un signore minaccioso, che al di là dell’oceano ripete il suo refrain: Nessuno mi può giudicare!

2 gennaio 2025


L’autore

Don Luigi Ciotti è direttore editoriale di lavialibera. Nativo di Pieve di Cadore, è il fondatore del Gruppo Abele, che si occupa di assistenza ai tossicodipendenti e di altre forme di dipendenza, e di Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, la rete di associazioni che lotta contro la criminalità organizzata in Italia e nel mondo

Il testo

L’articolo integrale è pubblicato dal sito lavialibera giovedì 2 gennaio 2025 con il titolo “In guardia da chi abusa del potere. Qui si può leggere un estratto, elaborato e titolato da Euganeo.it.

In copertina

Don Luigi Ciotti. La foto è del sito lavialibera.