Le persone faranno notizia per un algoritmo?

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L’intelligenza artificiale non è solo paura o curiosità.

La scelta è già adesso tra democrazia e oligarchia.

Fonzaso (Belluno), 9 settembre 2024

Caro Bedin, i sistemi di “intelligenza artificiale” sono indecifrabili per la stragrande maggioranza delle persone del pianeta. Dovrebbero, proprio per questo, essere oggetto quotidiano di un’informazione che ci voglia seriamente informare su quello che è effettivamente notizia, perché riguarda ciascuno e tutti insieme.

Ho, invece, l’impressione che anche la comunicazione e l’informazione siano progressivamente affidate all’intelligenza artificiale, privandole così dell’apporto dell’intelligenza umana e soprattutto del cuore dell’uomo.

Né impreparati né soccombenti

È un aspetto al quale Papa Francesco ha dedicato, certamente non a caso, il suo messaggio annuale sulle comunicazioni.

Succede così che l’intelligenza artificiale faccia notizia come “curiosità” o come “paura”; raramente ne siamo informati per i rapporti nuovi che determina all’interno della comunità umana.

Ciò sarebbe indispensabile per evitare di arrivare impreparati e soccombenti al nuovo mondo e contemporaneamente per evitare che la paura e il conseguente rifiuto prevalgano “davanti a domande di fondo: cosa è dunque l’uomo, qual è la sua specificità e quale sarà il futuro di questa nostra specie chiamata homo sapiens nell’era delle intelligenze artificiali? Come possiamo rimanere pienamente umani e orientare verso il bene il cambiamento culturale in atto?”, come ha scritto il Santo Padre.

Omogeneizzate le fonti delle notizie

Devo dire che personalmente sono molto preoccupata in particolare per come sarà diffusa l’informazione da ora in avanti. Ricerca ed elaborazione delle notizie affidate agli algoritmi non solo non ci assicureranno una forte più certa e sicura della realtà, ma favoriranno il possesso della realtà da parte dei padroni dell’algoritmo.

Lo sperimentiamo già ora – ed è solo un esempio – su un tema tragico e coinvolgente come quello delle guerre. Un’informazione “omogeneizzata” dalle fonti di approvvigionamento fornisce notizie quasi uniformi e limitate agli scenari che direttamente interessato i destinatari dell’informazione. Pur avendo riflessi diretti anche sul nostro futuro per i movimenti di popolazione che determinano, le guerre d’Africa scompaiono quasi subito dai titoli di giornale e telegiornale.

Questo mi spaventa, perché mi fa dubitare dei criteri con cui si attribuisce importanza alla realtà. Mi domando se possa accadere che ad un certo punto la nostra vita di persone non sia più compresa nella programmazione di un algoritmo.

Luciana Giacobbi

Commenta Tino Bedin

Sul tema della paura, utilizzo anch’io l’annuale messaggio di Papa Francesco sulle comunicazioni sociali, che la nostra lettrice richiama.

“Il nostro posto è nel divenire”

Ecco alcune righe dell’introduzione.

Innanzitutto conviene sgombrare il terreno dalle letture catastrofiche e dai loro effetti paralizzanti. Già un secolo fa, riflettendo sulla tecnica e sull’uomo, Romano Guardini invitava a non irrigidirsi contro il “nuovo” nel tentativo di «conservare un bel mondo condannato a sparire». Al tempo stesso, però, in modo accorato ammoniva profeticamente: «Il nostro posto è nel divenire. Noi dobbiamo inserirvici, ciascuno al proprio posto (…), aderendovi onestamente ma rimanendo tuttavia sensibili, con un cuore incorruttibile, a tutto ciò che di distruttivo e di non umano è in esso».

Tuttavia l’attuale possesso delle fonti di informazione può rendere assai arduo per la persona e per la comunità avere conoscenza del proprio posto.

È una scelta politica delle persone e della comunità

Non si tratta più del possesso dell’informazione da parte di persone o imprese con altre finalità. Abbiamo conosciuto e conosciamo tuttora imprenditori di auto o di aeroporti che si fanno contestualmente editori.

Ora l’intelligenza artificiale è in grado di “produrre” la realtà e non solo interpretarla. Possiamo essere tutti d’accordo che non è umano sostituire gli operatori della comunicazione con un sistema informatico che non pensa, non cerca le notizie, fa solo le verifiche per cui è programmato, non incontra le persone ma è allenato a suggerire sogni, paure, speranze, desideri. È che non si vede come questa consapevolezza si traduca in ordinamenti professionali e normativi.

La scelta non è tra entusiasmo e paura di fronte all’intelligenza artificiale. La scelta è tra democrazia ed oligarchia. È una scelta politica: non solo italiana, ovviamente.

Per la pervasività dei sistemi informativi questa scelta politica non è responsabilità solo delle forze politiche. Se “il nostro posto è nel divenire”, è ciascuna persona che deve decidere e attivarsi perché la sua scelta diventi ordinamento comunitario e quindi politico.

In copertina

Immagine per un convegno nel 2024 del Vicariato di Roma. LamorfaLAB Studio Creativo,Taurianova (RC).