Le Nazioni Unite invertono il “senso unico della guerra”

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La Risoluzione finalmente adottata proprio nella Settimana Santa è una speranza.

È il cammino intrapreso dalle donne di Gerusalemme verso il sepolcro di Cristo.

• Lucca, 3 aprile 2024 •

Caro senatore Bedin, condivido la preoccupazione per la “Pasqua di guerra” che abbiamo vissuta. L’insieme dei fatti e soprattutto delle idee di molti governanti fanno pensare che il mondo e – purtroppo – anche l’Europa siano tornati alla nefasta convinzione che la pace si garantisca preparandosi alla guerra.

Tutte le armi finiscono per sparare, magari per errore o per incidente. E il rischio di incidente in cielo, terra e mare sia in Europa sia in Medioriente è ogni giorno più alto.

Un passo in un’altra direzione

Però nella Settimana Santa appena trascorsa c’è stato anche un segnale positivo. Martedì 26 marzo, per la prima volta dal 7 ottobre, alle Nazioni Unite è stato possibile approvare una risoluzione che chiede una tregua immediata della terribile guerra che si sta combattendo nella Striscia di Gaza. Finora i veti incrociati degli Stati membri del Consiglio di sicurezza avevano impedito che si giungesse a questo risultato.

La Risoluzione dell’Onu non produrrà certo effetti immediati, come tragicamente stiamo vedendo in queste ore, ma è un passo nella direzione opposta al “senso unico della guerra” lungo il quale l’umanità è incamminata.

L’umanità si fa un augurio

Il fatto che questo cammino inverso sia iniziato nel tempo della Pasqua cristiana assume per me un significato speciale: è come se l’umanità ripetesse per sé l’augurio pasquale: “Pace a tutti”.

Gaia Nicolai

Commenta Tino Bedin

L’umanità ha certamente voglia di sperimentare la Resurrezione. Ha bisogno, almeno, di fermarsi davanti alla morte, di prendersi cura di chi è colpito, di provare sentimenti di fratellanza e non di odio: la vita vince anche così.

È il bisogno delle donne di Gerusalemme che il primo giorno dopo il Sabato, alle prime luci dell’alba, vanno al sepolcro. Non vanno in cerca di un Risorto. Sul Golgota hanno visto che la morte ha vinto ed ora vanno per rendere omaggio al cadavere di Gesù. Non hanno dubbi che sia morto e, infatti, la loro preoccupazione è: “Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del sepolcro?” (Mc 16,3). La morte ha vinto, ma non si danno per vinte: loro vogliono continuare a vivere. E arrivate al sepolcro, “alzando lo sguardo – dice il Vangelo – osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande” (Mc 16,4).

La grossa pietra del Sepolcro

Papa Francesco, sia nell’omelia della Veglia pasquale sia nell’augurio della Benedizione “Urbi et Orbi”, ha dedicato quest’anno una particolare attenzione e alla grossa pietra del sepolcro, ostacolo al desiderio di vita delle donne di Gerusalemme.

“A volte sentiamo – ha detto nella Veglia – che una pietra tombale è stata pesantemente poggiata all’ingresso del nostro cuore, soffocando la vita, spegnando la fiducia, imprigionandoci nel sepolcro delle paure e delle amarezze, bloccando la via verso la gioia e la speranza. Sono “macigni della morte” e (…) li troviamo in tutti gli aneliti di pace spezzati dalla crudeltà dell’odio e dalla ferocia della guerra”.

“Anche oggi – ha insistito nel giorno di Pasqua – massi pesanti, troppo pesanti chiudono le speranze dell’umanità: il masso della guerra, il masso delle crisi umanitarie, il masso delle violazioni dei diritti umani, il masso della tratta di persone umane, e altri ancora”.

Non è ancora rotolata via

Le Nazioni Unite, con la Risoluzione della Settimana Santa, si sono messe sulla strada delle donne di Gerusalemme, quella della pietà, del compianto, della salvaguardia di quello che resta. A differenza delle donne che di corsa sono tornate ad annunciare la vita, per le persone della Terra Santa la pietra tombale non è ancora stata rotolata via.

In copertina

Particolare del murales dipinto dall’associazione benefica Circle of Toys a Londra. I consiglieri regionali PD Toscana ne hanno ricavato il loro augurio pasquale.