Tra una fase e l’altra un cambiamento drastico di stili di vita e di consumi.
Leonardo Becchetti su transizione demografica e non autosufficienza.
Un editoriale di Leonardo Becchetti su Avvenire di mercoledì 10 aprile 2024 “cuce” alcuni contenuti della non-autosufficienza da età.
Il titolo Transizione demografica e la sfida aperta della non autosufficienza li riassume puntualmente; mentre la motivazione dell’analisi è condensata nella prime righe dell’articolo.
Assorbiti dalle due grandi transizioni (ecologica e digitale) che decideranno il nostro futuro tra emergenza climatica e intelligenza artificiale non ci accorgiamo di una terza transizione/rivoluzione pienamente in corso, quella demografica, che ci sta travolgendo e delle sue conseguenze sul problema degli anziani e della non autosufficienza.
Leonardo Becchetti confronta la situazione anche con la legge delega del marzo 2023 votata all’unanimità dal Parlamento, e con il decreto legislativo di attuazione del gennaio 2024, “che ha registrato il parere negativo della Conferenza delle Regioni e sconta aspettative deluse”.
Dell’articolo – che merita di essere letto integralmente – proponiamo qui un estratto focalizzato sulla condizione di non autosufficienza per età.
10 aprile 2024
Leonardo Becchetti
Decisive la relazione e le relazioni di cura
Le statistiche ci dicono che dopo i 65 anni dobbiamo aspettarci (con differenze significative tra i più e i meno istruiti) in media una decina di anni in buona salute e un’altra decina di anni nei quali patologie un tempo mortali oggi sempre più cronicizzate, riducono significativamente capacità e funzionalità.
Il passaggio da una fase all’altra implica un cambiamento drastico di stili di vita e di consumi.
In questo modello di famiglia
Gli over 65 in buona salute sono vivaci e dinamici consumatori di beni culturali, di turismo e attività ricreative e impegnati nella cura dei nipoti mentre, passata la soglia della buona salute, tutto o quasi il fabbisogno di spesa viene assorbito dall’assistenza medica (caregivers, farmaci e materiali ed attrezzature di ausilio).
Dal lato economico questo significa che in una famiglia in cui i coniugi si trovassero ad avere entrambi i genitori in questa fase sarebbero necessari circa due/tremila euro al mese per anziano sia nella soluzione del caregiver domestico che in quella del trasferimento in struttura, un peso economico evidentemente insostenibile anche per le famiglie più abbienti.
Sappiamo che elementi essenziali nella qualità della vita di chi attraversa questa fase difficile sono la domiciliarità, la qualità della vita di relazioni e l’incontro tra le generazioni, oltre che il mantenimento di spazi di generatività. Difficile se non impossibile tenere assieme tutti questi elementi in una civiltà che ha abbandonato il modello delle famiglie allargate e dove sempre più persone anziane vivono in solitudine.
Ridurre i traumi nei “passaggi”
Riassumendo la strategia per le diverse fasi, in grandi linee si tratta di investire con detrazioni fiscali e anche con strumenti di finanza innovativa con partnership pubblico/privato, come i social impact bond, in tutte quelle attività che rendono la vita degli over 65 in buona salute generativa (formazione permanente, volontariato) allontanando il più possibile l’arrivo della seconda fase.
Un tema di grande interesse da questo punto di vista è la crescita delle opportunità di mentoring che evitano il traumatico passaggio “da una vita attiva di lavoro alla panchina” e offrono ai neo pensionati opportunità di affiancamento e trasmissione di conoscenze ed esperienze ai lavoratori più giovani.
Un’altra decisione chiave riguarda quante risorse mettere a disposizione degli anziani non in buona salute e dove porre l’asticella sopra la quale si incrementa l’indennità di accompagnamento. Tenendo conto che la legge delega prevede espressamente che l’indennità di accompagnamento resti a carattere universale e possa essere incrementata e graduata per incentivare l’utilizzo di servizi, ma non possa avere un importo inferiore a quello previsto attualmente né escludere soggetti beneficiari perché non autosufficienti in base al loro Isee.
Necessario inoltre completare la digitalizzazione delle procedure (per eliminare inefficienze e sprechi collegati alle mancate comunicazioni degli avvenuti decessi) e avviare processi di co-progettazione dando spazio e protagonismo alle famiglie investite in prima persona dal problema e consapevoli dei bisogni emergenti.
Infine, c’è la questione chiave, nell’ultimissima fase della vita dell’accesso universale alle cure palliative che con l’avvento dell’autonomia differenziata rischia di diventare un’utopia. (…)
Il farsi prossimi
Se pensiamo che la chiave della soddisfazione e ricchezza di senso della vita è e resta quella della relazione e delle relazioni di cura dobbiamo e possiamo utilizzare risorse per promuovere ed incentivare il farsi prossimi e creare uno spazio di significato nella vita degli anziani non più in buona salute senza lasciare sole e prive di protezioni le famiglie.
10 aprile 2024
In copertina
Una situazione di vitalità nella terza età dalla pagina del Partito Democratico di Padova.
Testo
L’estratto e la sua titolazione sono della redazione di Euganeo.it.