“Un appello alla coscienza dei Parlamentari contro il falso realismo della guerra”.
L’associazionismo cattolico chiede di salvaguardare la legge 185 del 1990.
All’Angelus di domenica 3 marzo Papa Francesco è chiaro ed insistente sul tema delle armi.
“Quante risorse vengono sprecate per le spese militari che, a causa della situazione attuale, continuano tristemente ad aumentare! Auspico vivamente che la comunità internazionale comprenda che il disarmo è innanzitutto un dovere, il disamo è un dovere morale. Mettiamo questo in testa. E questo richiede il coraggio da parte di tutti i membri della grande famiglia delle Nazioni di passare dall’equilibrio della paura all’equilibrio della fiducia”.
Il giorno dopo, lunedì 4 marzo, è l’associazionismo cattolico italiano a lanciare “Un appello alla coscienza dei Parlamentari contro il falso realismo della guerra”. L’occasione è il depotenziamento della legge 185 del 1990 che da allora disciplina e soprattutto limita la partecipazione dell’Italia al commercio internazionale delle armi.
L’approvazione in Senato
Il Senato ha già approvato modifiche sostanziali alla legge, che in particolare vanno ad emarginare innanzitutto l’Uama, Autorità nazionale-Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento, a favore di un comitato governativo che può deliberare tranquillamente senza alcuna restrizione o controllo in merito. C’è poi la possibilità che venga eliminato l’elenco delle banche che investono in armi.
Dopo l’approvazione in commissione Esteri e Difesa del Senato, l’Aula il 21 febbraio ha rigettato, su indicazione del governo, tutti gli emendamenti migliorativi, promossi dalla stessa presidente della commissione Stefania Craxi (Fi).
La Camera può fermarsi
Prima della decisione della Camera dei deputati alcune associazioni della società civile – Azione Cattolica Italiana, Acli, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari Italia, Pax Christi Italia, Agesci – e rappresentati del mondo del disarmo, tra i quali Alex Zanotelli, missionario comboniano, tra i promotori della legge 185/90, Maria Elena Lacquaniti, coordinatrice Commissione globalizzazione e ambiente della Federazione Chiese evangeliche in Italia e Maurizio Simoncelli, cofondatore dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, hanno presentato alcune riflessioni in merito a punti fondamentali della legge 185/90. “Armi italiane e mercati di morte. L’impegno dei cattolici a favore della legge 185/90”: questo il titolo della presentazione.
L’appello dei cattolici – come riassume il quotidiano Avvenire – arriva in contemporanea con l’analoga mobilitazione del movimento pacifista: anche Rete italiana pace e disarmo lancia l’allarme per un iter a tempo di record: “Basta favori ai mercanti di armi”.
Non è il primo attacco alla legge
L’Antologia di Euganeo.it proponiamo il testo integrale del comunicato dell’associazionismo cattolico e la parte del comunicato dell’Azione cattolica italiana.
La legge 195 del 1990 era stata oggetto di un forte attacco anche una ventina di anni va. Sull’argomento il senatore Tino Bedin aveva allora messo a disposizione un Dossier in Euganeo.it. Una documentazione storica che può interessare anche oggi.
5 marzo 2024
Dossier di Euganeo.it: Il commercio delle armi in Parlamento: 2002-2005
La dichiarazione delle associazioni cattoliche
Meno trasparenza sulle banche che finanziano le armi
La legge 185 del 90 che regola l’esportazione di armi è una grande conquista della società civile italiana che ha visto parte dell’associazionismo cristiano impegnato in prima fila nella campagna “Contro i mercanti di morte”.
L’appello lanciato per quella mobilitazione partiva da un realistico dato di fatto: «Armi italiane uccidono in tutto il mondo». «Una sorta di “ecumenismo” degli affari che permetteva – come aveva scritto Eugenio Melandri- di esportare armi a tutte le parti in conflitto».
Settore produttivo in espansione
La normativa è stata speso aggirata in tanti modi, durante questi oltre 30 anni di vita, ma è rimasta costantemente sotto attacco.
Sono tanti gli interessi trasversali che la considerano un ostacolo all’espansione di un settore produttivo in forte competizione su scala planetaria nel contesto della guerra mondiale a pezzi. Lo testimonia la folta presenza delle aziende italiane nelle expo di armi come il “World Defense Show” che si è tenuto ad inizio febbraio in Arabia Saudita.
Il tentativo di procedere al progressivo smantellamento della legge 185/90 sembra ormai avviato a compimento con il voto del Senato dello scorso 21 febbraio come denuncia “Rete italiana pace e disarmo” che, con grande competenza, ha avanzato proposte migliorative rimaste senza riscontro.
Applicare la Costituzione
Purtroppo siamo davanti ad uno scenario che avevamo previsto con la Conferenza stampa promossa alla Camera lo scorso 4 ottobre 2023 per affermare che salvare questa legge vuol dire applicare la Costituzione.
La 185/90 ha permesso, ad esempio, sempre grazie alla pressione della cittadinanza attiva, di interrompere, dal 2019 al maggio 2023, la partenza dal nostro Paese di migliaia di missili e bombe destinate ad essere usate nel disastroso conflitto in atto nello Yemen.
Alla vigilia del voto della Camera, che cambierebbe in peggio la legge, a cominciare dalla trasparenza sulle banche che finanziano il settore delle armi, sentiamo il dovere di rivolgere un ulteriore appello alla coscienza dei Parlamentari invitandoli a salvare e migliorare la legge 185/90 in nome della comune umanità che ripudia la guerra.
Giuseppe Notarstefano, presidente Azione Cattolica Italiana
Emiliano Manfredonia, presidente Acli
Matteo Fadda, presidente Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Cristiana Formosa e Gabriele Bardo, Responsabili Movimento dei Focolari
Mons. Giovanni Ricchiuti, presidente Movimento Pax Christi Italia
Aderisce Agesci, Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani
4 marzo 2024
Azione cattolica italiana
La politica non resti sorda
alle domande della società civile
Negli ultimi quindici anni le esportazioni di armi nel nostro Paese sono aumentate in modo considerevole. La vendita si è quintuplicata fino a oggi: ciò è avvenuto per una serie di accordi dei Governi di vario colore con i Paesi che ne hanno fatto richiesta. In particolare le armi sono andate a finire nei Paesi in guerra, quelli che non rispettano i diritti umani.
Nel 2022 le autorizzazioni per la vendita e l’acquisto di armi in Italia hanno raggiunto un valore superiore ai 6 miliardi di euro, di cui quasi 5,3 miliardi in uscita dal nostro Paese. Le autorizzazioni per le esportazioni di armamenti sono cresciute del 15 per cento rispetto al 2021.
I dati sono terribili. Questo è avvenuto perché la legge 185/90 aveva un piccolo comma che dichiarava che i Paesi con i quali l’Italia aveva preso accordi di cooperazione militare erano esclusi dalle restrizioni.
Un po’ di storia: la legge 185/90
La legge 185 del 1990 che regola l’esportazione di armi è una grande conquista della società civile italiana che ha visto parte dell’associazionismo cristiano impegnato in prima fila nella campagna Contro i mercanti di morte. L’appello lanciato partiva da un realistico dato di fatto: le armi italiane uccidevano (e uccidono) in tutto il mondo. Ed era facile esportare armi a tutte le parti in conflitto. La normativa è stata speso aggirata in tanti modi, durante questi oltre 30 anni di vita, ma è rimasta costantemente sotto attacco.
Sono tanti gli interessi trasversali che la considerano un ostacolo all’espansione di un settore produttivo in forte competizione su scala planetaria nel contesto della guerra mondiale a pezzi. Lo testimonia la folta presenza delle aziende italiane nelle expo di armi come il “World Defense Show” che si è tenuto ad inizio febbraio in Arabia Saudita.
Non smantelliamo la 185/90
Il presidente di Ac: «La politica non resti sorda alle domande della società civile»
Per Giuseppe Notarstefano, intervenuto alla conferenza stampa, è fondamentale unirsi con tutte le nostre forze a chi cerca un’interlocuzione con il Governo per difendere il riferimento formativo «a cui non possiamo rinunciare nel nostro cammino di ricerca di una democrazia reale. Il contrario della guerra non è solo la pace, bensì la democrazia. Facciamola funzionare con presidi civici, etici, formativi, giuridici, politici».
Per Notarstefano il disarmo è un percorso che chiede di rinunciare all’utilizzo della guerra e a tutti gli strumenti che la favoriscono. Diamo voce a tutti quei giovani, ai gruppi, alle associazioni che si impegnano ogni giorno nell’artigianato della pace, come fa l’Azione cattolica.
È inaccettabile, conclude Notarstefano, “che la politica non resti sorda alle domande della società civile che arriva dal basso. La politica deve ritornare a battere un colpo. Papa Francesco ci ha chiesto di immaginare nuove revisioni del futuro. Questo è il momento. Proprio quando la speranza sembra vana, è importante portare avanti iniziative come queste”.
Testi
La titolazione dei testi citati è parzialmente della Redazione di Euganeo.it.