L’Unione Europea appare molto rigida nei confronti dei Brics. Assomiglia a un mercato chiuso piuttosto che aperto.

Materie prime, essenziali per la transizione digitale e ambientale, sono concentrate in pochi paesi extra Ue.
Mario Lettieri, già sottosegretario all’Economia, e Paolo Raimondi, economista, ci segnalano il loro articolo Cresce l’influenza dei BRICS nel settore energetico, pubblicato in notiziegeopolitiche.net del 20 gennaio 2024.
L’acronimo BRICS indica dall’inizio del secolo il gruppo delle economie mondiali emergenti Brasile, Russia, India e Cina, alle quali nel 2010 si è aggiunto il Sudafrica. Il gruppo si è progressivamente strutturato; ad esempio, ha dato vita alla Nuova Banca di Sviluppo, alternativa al Fondo monetario internazionale.
Mario Lettieri e Paolo Raimondi fanno il punto sulla crescita dei BRICS, con dati e valutazioni interessanti, anche sul piano geopolitico. Tra l’altro, inseriscono in questo scenario una delle operazioni militari in corso, cui sta per aggregarsi anche l’Italia.
Molti esperti americani hanno evidenziato con preoccupazione che, con l’adesione futura del Sudan, il Mar Rosso sarebbe totalmente controllato da paesi aderenti al Brics. Forse è per questa ragione che, in risposta alle minacce di attacchi da parte degli Houthi dello Yemen, gli Usa, con il sostegno di altri paesi della Nato, hanno, preventivamente, preso il controllo militare del Mar Rosso, snodo di importanza strategica, commerciale e geopolitica.
Proponiamo qui un estratto dell’articolo con i riferimenti più immediati per noi europei.
Mario Lettieri – Paolo Raimondi
Meglio non rimpiangere la grande globalizzazione
Il primo gennaio sei nuovi paesi (Iran, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e la complicata Argentina) sono entrati a far parte del gruppo dei Brics. Ce ne sono altri 40 pronti a aderire, di cui la metà ha già presentato la richiesta ufficiale.
Nuova era di multipolarità
Non si tratta solo di numeri. La prospettiva è il cambiamento del modello economico e finanziario globale e la sua governance. Oltre ad accelerare il processo della de-dollarizzazione attraverso l’immediato utilizzo delle monete locali nei rapporti commerciali, il crescente gruppo di paesi sarà dominante soprattutto nel settore energetico e in quello delle materie prime, a partire dalle cosiddette terre rare.
Lo spostamento verso la de-dollarizzazione non riguarda solo la diversificazione nell’utilizzo della valuta nel commercio internazionale, ma naturalmente riflette anche il cambiamento degli allineamenti geopolitici. Man mano che il gruppo guadagna più membri e slancio, si dovrebbe inaugurare una nuova era di multipolarità economica, cambiando in modo rilevante le tradizionali strutture di potere politico e finanziario che da lungo tempo dominano la scena mondiale.
Poco meno di metà della popolazione mondiale
La popolazione dei Brics-11 rappresenta oggi il 45,6% di quella mondiale e il 31,5% della superficie terrestre. Il gruppo allargato conta già quasi il 37% del pil mondiale. Se si calcolasse il pil con il metodo della parità di potere d’acquisto, (ppa) esso già supererebbe il G7.
Oggi, essi rappresentano il 41-44% della produzione e del consumo globale di petrolio, il 36% della produzione e del consumo di gas, il 70% della produzione di acciaio e il 65% del consumo di acciaio, il 44% della produzione di fertilizzanti e il 46% del consumo di fertilizzanti, il 57% della produzione e del consumo alimentare e il 48% della produzione automobilistica.
La proiezione del suo peso non si ferma soltanto alle nuove adesioni. Attraverso l’Egitto, gli Eau e l’Arabia Saudita, il gruppo avrà un accesso ampliato alla Grande Area Araba di Libero Scambio.
I rischi per l’economia europea
Purtroppo, l’Unione Europea appare molto rigida nei confronti dei Brics. Assomiglia a un mercato chiuso piuttosto che aperto. In questo modo, i Brics possono essere visti dagli altri paesi del cosiddetto Global South come un antidoto ai sistemi dei gruppi commerciali occidentali, dove i negoziati si misurano in decenni e le condizioni politiche sono imposte in cambio dell’accesso al mercato occidentale.
Com’è già successo in passato a rimetterci sarà, purtroppo, l’economia europea. Perciò non si comprende la rigidità dell’approccio verso i Brics da parte della Ue. Non si vuol comprendere che il futuro dell’Europa riguarda anche la dipendenza dalle materie prime, essenziali per la transizione digitale e ambientale, la cui produzione è concentrata in pochi paesi extra Ue. Perciò anziché rimpiangere la grande globalizzazione, sarebbe meglio prendere atto dell’evoluzione che oggettivamente i nuovi Brics portano nelle filiere produttive, negli assetti e nelle catene commerciali nel mondo.
20 gennaio 2024
In copertina
Un gasdotto. Immagine dalla pagina del Partito Democratico
Testi
Il testo integrale dell’articolo Cresce l’influenza dei BRICS nel settore energetico di Mario Lettieri e Paolo Raimondi.
L’estratto e la relativa titolazione sono della Redazione di Euganeo.it.