Overbooking: cattiva pratica nel turismo, inammissibile nella sanità.
Più visite mediche nello stesso orario? Immediata la reazione delle consigliere PD in Commissione Sanità e dei medici ospedalieri.
Dell’incontro che si è tenuto il 9 maggio, a Palazzo Balbi, tra l’assessore alla Sanità della Regione del Veneto Manuela Lanzarin, con il direttore generale dell’Area Sanità e Sociale Massimo Annicchiarico, e i direttori generali delle Ulss non c’è traccia sul sito della Regione. Ne hanno riferito il 10 maggio i giornali locali. La Regione ha pubblicato un comunicato il 12 maggio, con cui il direttore generale Annicchiarico contesta le dichiarazioni che si sono succedute il 10 e 11 maggio da parte delle consigliere regionali PD Anna Maria Bigon e Francesca Zottis, oltre che dei medici ospedalieri, ma senza rendere esattamente conto delle disposizioni date ai direttori delle Ulss.
L’antefatto non descritto dalla Regione Veneto
Andiamo con ordine. Il Gazzettino del 10 maggio (articolo di Alda Vanzan) riferisce che l’unico argomento è stato le liste d’attesa per le prestazioni sanitarie, quelle con le classi di priorità “D”, “differite” da erogarsi entro 30 giorni, e “P”, “programmabili”, entro un massimo di 60/90 giorni dalla prenotazione del medico prescrittore. Per queste accade che non solo non si rispettano i tempi, ma proprio non si danno tempi: è il cosiddetto galleggiamento.
L’11 maggio un altro articolo di Alda Vanzan sul Gazzettino riporta l’indicazione ai primari di prevedere più visite nello stesso arco orario (cosiddetto overbooking). Dunque ogni visita durerà meno tempo. Questa indicazione viene dalla “cabina di regia per il governo delle liste di attesa ambulatoriali”, nominata dal il 28 marzo dal direttore generale dell’Area Sanità e Sociale Massimo Annicchiarico, ed è diretta all’azzeramento stabile delle liste di attesa a partire dalle prestazioni con classe di priorità “B”, cioè la cosiddetta “breve attesa”, quella che prevede l’erogazione della prestazione entro 10 giorni dalla prenotazione.
L’indignazione dei medici: l’overbooking è una logica commerciale indegna della sanità
Lo stesso giorno Giovanni Leoni, Presidente della Federazione CIMO-FESMED Veneto (sindacato dei medici) scrive sul sito www.cimoveneto.it un lungo e accorato commento, di cui riportiamo alcuni passaggi: “È ben difficile che la logica commerciale dell’overbooking strutturato sia utile in sanità contando sull’assenza di pazienti che aspettano magari da molto tempo una visita medica per la loro salute: il contesto della malattia non segue la logica del turismo. La direttiva pone le basi di contenziosi nelle sale di attesa, e scarica sulla responsabilità morale ed etica di medici, infermieri e segretarie la soluzione di un problema che nella pratica presenta come naturale conseguenza: lo sforamento dei tempi di apertura degli ambulatori con un lavoro non pagato; la riduzione dei tempi della visita medica; la potenziale delusione per i pazienti per il trattamento ricevuto; l’ulteriore stress per il personale sanitario residuo in servizio che penserà seriamente ad alternative ad un servizio pubblico che prevede una organizzazione di tale tipo”.
Il dottor Leoni non si limita alla denuncia: “Le possibili soluzioni esistono e comprendono dei pacchetti prestazionali istituzionali aggiuntivi su base volontaria per tutto il personale con compensi da concordare nelle relative sedi”. Infine la denuncia che sta venendo in mente a molte persone: “Ai cittadini ricordiamo inoltre che questa situazione è frutto di logiche economiche di risparmio sulla sanità pubblica sistematicamente denunciate da tutte le Organizzazioni Sindacali di categoria ormai da decenni e di cui adesso si vedono con rapida progressione gli effetti più devastanti. Meno posti letto, meno medici, meno tempo da dedicare all’utente esterno, aumento dell’età media dei cittadini e dei loro bisogni di salute = aumento delle liste di attesa”.
Il 12 maggio Leoni rincara la dose: “È una disposizione in contrasto con la dignità del cittadino, la sicurezza delle cure e con il codice di deontologia medica“.
Le consigliere Bigon e Zottis (PD): A rimetterci sono sempre i più deboli”
L’11 maggio un’aspra critica viene anche da due consigliere regionali del PD e componenti della Commissione Sanità, Anna Maria Bigon e Francesca Zottis, che assieme ai colleghi Giacomo Possamai, Vanessa Camani, Jonatan Montanariello e Andrea Zanoni, hanno emesso un comunicato in cui ritengono “doveroso che con urgenza il Direttore Generale della sanità, Annichiarico si presenti in Commissione per riferire su quanto sta accadendo sul fronte delle liste d’attesa, con la grave decisione di chiedere ai medici di aumentare il numero delle visite, comprimendole nelle consuete finestre orarie. Occorre invece mettere in sicurezza il nostro personale, integrando le carenze e rivedendo gli incentivi. E se si vogliono ridurre le liste d’attesa, bisogna spendere bene le risorse a favore del sistema pubblico, pagando adeguatamente i nostri professionisti. Va in questo senso ancora ricordato che, sulla base del Decreto legge 124 e delle stesse delibere regionali, per chi non ottiene la visita nei tempi previsti ed indicati dai medici di famiglia, le Ulss hanno il dovere di garantirla attraverso prestazioni intramurarie senza oneri aggiuntivi a carico degli assistiti. La Regione faccia questo: paghi adeguatamente le prestazioni aggiuntive ai nostri medici ospedalieri.“
E aggiungono: “Con questa operazione si cerca di evitare ogni tipo di investimento sul pubblico, caricando ulteriormente di lavoro questi professionisti, con una qualità del servizio ovviamente più risicata per i cittadini, visto che diminuiranno i tempi concessi per ogni visita. Questo significa, di fatto, far scappare i già pochi medici a disposizione, svuotare la sanità pubblica e favorire ulteriormente il privato. L’overbooking farà scoppiare il sistema sanitario regionale, senza pensare che a rimetterci sono sempre i più deboli che continueranno a rinunciare alle cure”.
Il personale sempre più demotivato
E Vanessa Camani, PD, dichiara: “Da settimane siamo impegnati nella mobilitazione a favore della sanità pubblica. Tempi di attesa per prestazioni mediche e diagnostiche intollerabili stanno già producendo l’effetto che alcuni cittadini siano costretti a ricorrere al privato e che molti altri rinuncino all’azione cura. Di fronte a questo dramma la Regione sceglie strade discutibili, senza saper aggredire in maniera strutturale il problema. Prima propone il ricorso massivo alle prestazioni in strutture private. Oggi, addirittura, chiede ai primari di aumentare la quantità di visite nel medesimo arco orario. Una modalità davvero curiosa di accrescere sulla produttività aziendale. Invece di investire sul personale, già pesantemente demotivato, e invece di ricorrere a prestazioni aggiuntive dei professionisti che lavorano nel pubblico. Sono questioni cruciali che devono diventare centrali anche nel dibattito pubblico”.
12 maggio 2023