Gli anziani in casa di riposo hanno sconfitto il Covid

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Incoraggiante monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità.

Sono dati positivi, di cui non solo gioire, ma su cui ragionare.

Ponte San Nicolò (Padova), 30 giugno 2021

Caro presidente Bedin,
i Centri di servizio per anziani sono diventati i luoghi più sicuri di fronte al Covid. Lo certifica l’Istituto Superiore di Sanità, che oggi 30 giugno ha pubblicato i risultati della sua sorveglianza sulle strutture residenziali socio-sanitarie, tra cui anche le residenze sanitarie assistenziali per anziani. Leggo nel rapporto, con riferimento alle strutture per anziani: “Dalla fine di febbraio si osserva un calo costante e marcato dei nuovi casi di Covid-19 fino a raggiungere valori prossimi allo 0,01% di nuovi casi per settimana nel mese di maggio e giugno 2021”. Anche le ospedalizzazioni hanno registrato “un decremento dalla seconda metà di gennaio 2021, fino a raggiungere valori inferiori allo 0,01% in tutte le strutture residenziali nella settimana dal 7 al 13 giugno 2021”. Anche i decessi da Covid di ospiti delle Rsa hanno “subìto una marcata riduzione nelle settimane di maggio e giugno 2021, raggiungendo valori inferiori allo 0,01% nella settimana dal 7 al 13 giugno 2021”.
Insomma, nelle case di riposo il Covid-19 non circola, non fa ammalare, non uccide. L’Istituto Superiore di Sanita lo conferma anche con un altro dato: “Analogo l’andamento dell’incidenza di casi di Covid-19 tra gli operatori sanitari delle medesime strutture residenziali, con un declino nel numero di nuovi casi dopo l’inizio della campagna vaccinale, più evidente nelle ultime settimane di febbraio e da marzo a giugno 2021”.
Scritti ora, che tutti abbiamo abbassato la mascherina all’aperto e che per migliaia di tifosi in giro per l’Europa il Covid è… scomparso, questi numeri possono apparire “normali”. Ma si tratta di numeri che si sono via via stabilizzati a partire da febbraio, cioè proprio quando il virus è riesploso in tutta la sua tragica violenza fuori dalle residenze socio-sanitarie. In queste, scrive l’Istituto Superiore di Sanità, si è registrata “in controtendenza con il dato nazionale, una progressiva riduzione dei casi COVID-19, degli isolamenti, delle ospedalizzazioni di residenti SARS-CoV2 positivi e dei decessi nei mesi di febbraio-aprile 2021”.
Mi pare giusto, caro presidente Bedin, diffondere questi dati, perché tutte le nostre comunità hanno sofferto all’inizio della pandemia per le tragedie di molte case di riposo.

Albino Fiocco

Commenta Tino Bedin

Sono dati positivi, di cui non solo gioire, come ci propone Albino Fiocco, ma su cui ragionare.
I Centri servizi per anziani sono stati oggetto di una delegittimazione immeritata, che continua a produrre danni principalmente agli anziani non autosufficienti e alle loro famiglie che hanno perso sicurezze in una delle risposte alla vecchiaia fragile. I molti posti vuoti che ancora ci sono nelle case di riposo del Veneto sono lo specchio di problemi che le famiglie sono ora spinte a sopportare in una maggiore solitudine, perché alla delegittimazione delle case di riposo nessuno ha fatto seguire la messa a disposizione di supporti alternativi.
L’informazione ha dato in questi mesi molta voce alle proteste per il “distanziamento protettivo”, anche dai familiari, messo in atto nei rapporti con gli anziani ospiti. Ora il confronto fra l’andamento della pandemia dentro e fuori delle Rsa offre elementi oggettivi di valutazione delle misure adottate.
Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità, di cui riferisce Albino Fiocco, riporta anche i dati delle vaccinazioni: “a giugno 2021 il 90 per cento dei residenti nelle strutture residenziali per anziani non autosufficienti (…) ha ricevuto il ciclo completo di vaccino anti-Sars-CoV-2”. Questa copertura vaccinale è ora un modello da replicare fuori delle case di riposo per raggiungere gli stessi risultati di salute.