Uno dei padri del cattolicesimo democratico e della Costituzione repubblicana è stato ricordato a
Firenze nel 47° anniversario della morte.
• Omelia di mons. Gherardo Gambelli •
In questo giorno, da quasi 50 anni, la città si ritrova a riflettere sulla particolare vocazione che le deriva dal lascito profetico, cioè genuinamente politico, della vicenda lapiriana: lascito che interpella tutti, credenti e non credenti.
La guerra è inefficace
Questa particolare vocazione implica prima di tutto il coraggio di costruire il tessuto sociale della città sulla solidarietà fattiva su cui la nostra Costituzione, grazie anche all’apporto di Giorgio La Pira, ha disegnato l’architettura di una democrazia sostanziale e non solo formale.
Questa particolare vocazione coinvolge inoltre Firenze nel servizio alla pace che si costruisce sui precisi fondamenti del diritto e della giustizia fra i popoli, del disarmo e del superamento della logica della guerra, inefficace e non compatibile con le sfide dell’umanità del XXI secolo. Tralasciare questo lascito non significa solo disconoscere un passato più o meno mitizzato, ma tradire le giovani e future generazioni.
Evangelica e pienamente laica
È evidente la coerenza evangelica di La Pira e tuttavia – è importante tenerne conto! – la sua profezia politica è pienamente laica perché coerente con quella costruzione della convivenza umana disegnata dalla nostra Costituzione a livello nazionale, dalla Carta delle Nazione Unite a livello mondiale, dai principi di Helsinki a livello europeo. Impianti giuridici che fanno della promozione fattiva dei diritti e della dignità dell’uomo il discrimine fra ciò che è secondo il diritto e ciò che non lo è.
La Pira, professore di diritto romano, sosteneva che questa nuova impostazione aveva avviato un processo trasformativo che in analogia al passaggio dalla violenza privata a quella della jurisdictio del pretore permetteva il passaggio alla “coesistenza pacifica: cioè il passaggio dalla violenza (la guerra) alla […] jurisdictio per la risoluzione di qualsiasi conflitto tra gli stati e i popoli”.
La Pira riteneva che questo passaggio aprisse tempi nuovi postulati dalla inedita ma concreta possibilità che la logica della guerra determinasse la fine dell’umanità.
Avere il senso della storia è politica
Non si tratta di cose lontane da noi, si tratta di cose a noi intime, come lo sono nei desideri degli uomini e delle donne amanti della pace e nelle culture dei popoli. È una pericolosa tentazione gnostica di molte spiritualità dei nostri tempi ridurre questo desiderio all’ambito individuale e intimistico.
La Pira avrebbe detto che è antistorico e credo che La Pira stimasse assai poco i politici senza senso della storia! La sua fede nella Resurrezione di Cristo lo aveva reso capace di scommettere – spes contra spem – nelle capacità degli uomini.
5 novembre 2024
Il testo
Con il titolo Il lascito profetico di La Pira a 47 anni dalla morte il settimanale diocesano ToscanaOggi pubblica testo integrale dell’omelia proclamata nel pomeriggio di martedì 5 novembre dall’arcivescovo di Firenze, mons. Gherardo Gambelli, nella Basilica di San Marco nel 47° anniversario della morte di Giorgio La Pira.
L’estratto e la sua titolazione sono della Redazione di Euganeo.it.
In copertina
Una delle indicazioni profetiche del sindaco di Firenze giorno La Pira riassunte in un post dei Consiglieri regionali del Partito Democratico della Toscana.