Colmare il ritardo del Veneto nella protezione degli anziani in casa di riposo

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Appello dei consiglieri regionali del Partito democratico.
Tamponi urgenti per il personale e per gli ospiti.

Il Resto del Carlino
7 aprile 2020

Giacomo Capovilla

“Le case di riposo devono essere l’assoluta priorità, c’è un ritardo da colmare nelle azioni rivolte ai Centri servizi per anziani (Csa). Occorrono tamponi per operatori e ospiti, personale e supporto economico, dalla conferma dell’importo delle impegnative di cura del 2019 a un fondo straordinario per le spese di sanificazione e acquisto di dispositivi di protezione individuale”. A dirlo il capogruppo del Pd Stefano Fracasso con i consiglieri a Palazzo Ferro Fini Graziano Azzalin, Anna Maria Bigon, Bruno Pigozzo, Claudio Sinigaglia, Andrea Zanoni e Francesca Zottis.
“L’annuncio dato due giorni fa dell’assessore Lanzarin che entro il 7 aprile, oggi, ogni Usl deve presentare il piano per l’attenuazione del rischio in queste strutture, testimonia la necessità di colmare un ritardo. Il 23 marzo avevamo individuato nelle case di riposo un fronte di elevata criticità, chiedendo un monitoraggio. I gestori dei centri servizi si sono trovati ad affrontare una situazione gravissima, spesso senza le necessarie informazioni e competenze. Sarebbe un errore scaricare su di loro le responsabilità. Anche perché – fanno notare i consiglieri democratici – lo schema di convenzione approvato dalla giunta per il sistema dei Csa ha individuato con precisione il ruolo della Regione per le funzioni sanitarie: individuazione del medico coordinatore dei Csa; garantire l’assistenza medica per ospiti non autosufficienti; garantire l’assistenza medico specialistica; fornitura dei farmaci e fornitura dei dispositivi di protezione individuale. È il momento di un forte supporto al sistema della residenzialità per anziani del Veneto, che si prende cura di oltre 30mila persone e impiega almeno altrettanti operatori. Esprimiamo agli operatori il nostro ringraziamento per quello che stanno facendo e chiediamo che vengano messi in condizione di farlo al meglio e senza rischi. Perciò richiamiamo nuovamente la necessità di una comunicazione coerente, che oltre all’effetto-annuncio chiarisca il dove, il quando e il quanto. Purtroppo le annunciate campagne di ‘tamponi di massa’ hanno avuto effetti negativi sugli operatori, che si sono domandati quali fossero le priorità in un momento in cui loro non erano ancora stati sottoposti a queste misure”.

Il Gazzettino
7 aprile 2020

Antonio Liviero

PADOVA – Priorità assoluta alle case di riposo. Una trincea nella quale ogni giorno in Veneto rischiano il contagio da Coronavirus oltre 60mila persone, metà delle quali operatori sanitari. La situazione è drammatica, avverte il Pd regionale, i cui consiglieri, guidati dal capogruppo Stefano Fracasso, hanno preso posizione sull’emergenza sanitaria. “Servono azioni urgenti – dice Fracasso-. La convenzione del 2018 con i centri di servizio agli anziani prevede che l’assistenza medica ai non autosufficienti, la fornitura di farmaci e dei dispositivi di protezione individuale siano a carico della Regione. È un errore scaricare sulle case di riposo”.
Il Partito democratico chiede chiarezza e coerenza al governatore Zaia sui tamponi: “Si è parlato di tamponi di massa da fare nei supermercati o per strada, ma noi vogliamo che sia data alta priorità in modo inequivocabile a tutto il personale dei centri di servizio e agli ospiti. In queste realtà i tamponi servono anche fronteggiare la carenza di personale, aggravata sia dagli operatori in quarantena sia da quelli che per autotutelarsi hanno trovato altre modalità per stare a casa. Bisogna offrire loro le condizioni per tornare al lavoro. E nelle case di riposo più piccole, che sono le meno strutturate, si rende necessaria la presenza diretta del personale delle Ulss, assieme a specialisti delle cure palliative”.
Il Pd chiede alla giunta veneta di emanare una direttiva che impegni i direttori generali delle Ulss a coinvolgere le conferenze dei sindaci almeno settimanalmente per un intervento più efficace di sorveglianza attiva sul territorio.
Capitolo finanziario: “A fronte della momentanea diminuzione degli ospiti, la Regione si impegni a mantenere inalterati, almeno fino a settembre, i fondi destinati alle strutture per i non autosufficienti (493 milioni) – dicono i consiglieri Pd – aggiungendo uno stanziamento straordinario di 5 milioni per i centri servizi per fronteggiare l’emergenza”.

La Nuova Venezia
7 aprile 2020

Laura Berlinghieri

La questione delle Rsa è delicata: servono soldi, presidi sanitari e tamponi. Domenica, analizzando la situazione nelle case di riposo del Veneto, il sottosegretario agli interni Variati parlava di “ecatombe”, dando il via a un botta e risposta con Zaia. I consiglieri regionali dem abbassano i toni, riuniti in una conferenza stampa in streaming: “Non è il luogo delle polemiche”, ma delle istanze.
E allora finanziamenti, almeno nella quantità finora garantita. Perché le spese sono maggiori, mentre le entrate si assottigliano: effetto combinato di dimissioni, decessi e blocco degli inserimenti. “Nel 2019 la Regione ha trasferito 493 milioni alle rsa, per 30 mila ospiti. Chiediamo la stessa erogazione almeno per il periodo tra febbraio e settembre 2020” spiega il capogruppo dem Stefano Fracasso. Il conto fa 330 milioni, che il Pd veneto chiede indipendentemente dal numero di impegnative, per garantire la tenuta delle strutture. E poi uno stanziamento straordinario di 5 milioni per le spese extra: sanificazione e dispositivi di sicurezza, il cui acquisto è di competenza delle Regioni.
La difficoltà nel reperimento dei presidi sanitari richiama la questione dei tamponi. “Tutto il personale e gli ospiti delle Rsa devono esservi sottoposti al più presto” prosegue Fracasso. Da scongiurare l’ipotesi che le case di riposo si trasformino in lazzaretti, come già successo: 24 decessi nella casa di riposo di Merlara, 26 nella veronese Villa Bartolomea. In tutta la provincia scaligera, segnala la consigliera Bigon, ci sono 254 positivi su 5 mila ospiti, a cui aggiungere i 60 decessi. E poi le situazioni limite di Sommacampagna, Asiago (50 ospiti positivi su 60), Gambellara e Bassano. Polemizza Pigozzo: “Entro domani (oggi, ndr) sarà fatta una valutazione del rischio nelle strutture. Dopo un mese…”.
È fondamentale che le altre residenze tengano, ma alcune difficoltà sono oggettive. “Abbiamo proposto all’assessora Lanzarin di trasferire gli anziani positivi in hub Covid, ma la risposta è stata negativa” spiega Fracasso. “Chiediamo visite mediche del personale Usl nelle Rsa, oltre a specialisti nelle cure palliative”.

Estratti e titolazione a cura della redazione di Euganeo.it