Il 19 agosto ricorre della morte di un Padre dell’Italia repubblicana.

Anche nel ricorrente contenzioso sullo Scudo Crociato si può leggere la vitalità dell’idea democratico cristiana.
Nella stessa settimana in cui ricorre l’anniversario della sua morte (19 agosto 1954, Sella di Valsugana) Alcide De Gasperi, Padre fondatore dell’Italia repubblicana, viene citato anche per un’altra delle sue eredità: la Democrazia Cristiana, partito che pure lo ebbe come fondatore.
Il tribunale di Roma giovedì 17 agosto ha chiuso l’ultima (per ora) disputa legale sull’utilizzo dello storico simbolo della Democrazia Cristiana, lo scudo bianco con una croce rossa, accompagnato dalla scritta “Libertas”.
Pare inevitabile che le dispute sull’uso dello storico simbolo storico siano ricorrenti: attualmente in Italia sono attive sei diverse formazioni che si definiscono “Democrazia Cristiana”.
La coincidenza dei due avvenimenti, invece del rammarico per le divisioni, suggerisce la vitalità dell’idea democratico cristiana e quindi torna ad omaggio proprio della memoria di Alcide De Gasperi.
L’Italia di De Gasperi
Tutta rivolta verso la pace ricostruttiva
Per restare in agosto, nel suo discorso del 10 agosto 1946 alla Conferenza di Pace di Parigi De Gasperi si “presenta” ai suoi interlocutori mondiali: davvero una efficace sintesi della sua politica per l’Italia.
Cominciamo da qui questa Antologia.
Ho il dovere, innanzi alla coscienza del mio Paese e per difendere la vitalità del mio popolo, di parlare come italiano, ma sento la responsabilità ed il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica che, armonizzando in sé le aspirazioni umanitarie di Giuseppe Mazzini, le concezioni universaliste del cristianesimo e le speranze universaliste dei lavoratori, è tutta rivolta verso quella pace duratura e ricostruttiva che voi cercate e verso quella cooperazione fra i popoli che avete il compito di stabilire.
Alcide De Gasperi: cenni biografici
La DC di De Gasperi
L’azione unitaria dei cattolici
Sulla capacità culturale e politica di Alcide De Gasperi di fare sintesi innovative e costruttive in politica e nelle istituzioni, scrivono Giuseppe Fioroni e Lucio D’Ubaldo su Avvenire di sabato 19 agosto.
In “una riflessione a 69 anni dalla scomparsa dello statista”, i due esponenti del cattolicesimo democratico italiano propongono fin dal titolo “Una esigente rilettura della politica di De Gasperi”. La parte “esigente” dell’analisi riguarda l’accostamento di De Gasperi all’attualità.
Per l’Antologia abbiamo scelto invece qualche passaggio di lettura storica.
De Gasperi non ha gestito una politica, semmai l’ha inventata.
Senza di lui la Democrazia cristiana non sarebbe esistita o almeno non avrebbe dispiegato la sua funzione centrale nell’arco di mezzo secolo. (…)
In anticipo sulla caduta di Mussolini, De Gasperi gettò le basi di un’azione unitaria dei cattolici. Insomma, fece il partito. Raccolse attorno a sé gli eredi del Ppi, strinse l’accordo con i neoguelfi lombardi, aprì le porte agli intellettuali del Codice di Camaldoli, incluse energie nuove – si pensi all’apporto del giovane Dossetti – nel circuito di questa sua rinnovata Democrazia cristiana. Vinse pertanto, con l’aiuto decisivo di mons. Montini, le resistenze che si annidavano in Vaticano a riguardo di una delega così ampia, con la riduzione alquanto evidente dello spazio di manovra a disposizione della gerarchia ecclesiastica.
L’eredità di De Gasperi
Il simbolismo dello Scudo Crociato
Concludiamo questa Antologia con la vicenda dell’eredità degasperiana rappresentata dal simbolo della Democrazia Cristiana.
Utilizziamo anche per questo il quotidiano cattolico Avvenire, che venerdì 18 agosto titola così la notizia (a una colonna, senza… “gridarla”): “Lo scudo crociato è dell’Udc: respinto il ricorso di Cuffaro sull’uso del simbolo”. La cronaca riporta anche alcune valutazioni degli… eredi: sulle certezze che esprimono diranno le prossime cronache.
L’Udc mantiene il diritto a usare il simbolo dello scudo crociato bianco-rosso su fondo blu accompagnato dalla scritta “Libertas”. Il tribunale di Roma ha respinto il ricorso di Salvatore Cuffaro e della sua associazione denominata Democrazia cristiana. Nell’ordinanza del giudice Paolo Goggi (si…) rileva come l’ex senatore ed ex presidente della Regione Siciliana non abbia offerto “idonea dimostrazione dei poteri di colui che nel ricorso afferma essere il segretario amministrativo del partito”. E nemmeno ci sono “elementi sufficienti da cui poter desumere la necessaria continuità associativa” fra l’associazione di Cuffaro e “lo storico partito”.
Quindi il diritto a utilizzare lo scudo crociato resta all’Unione di centro.
“Questa decisione rappresenta una pietra tombale – dice Cesa – che pone fine alle questioni giudiziarie legate al simbolo dello scudo crociato. (…) Spero che intorno al nostro simbolo, che rappresenta una storia e una tradizione politica importante, possano riunirsi tutti coloro che credono fortemente e condividono i valori democratici cristiani”.
Soddisfatto anche il deputato di Fdi Gianfranco Rotondi, già segretario della Dc per le Autonomie, che, alla luce dell’ordinanza ritiene confermato che “il simbolo è in uso all’Udc, il nome al mio partito e il patrimonio al Ppi”.
19 agosto 2023
Immagine di copertina
Particolare di illustrazione da Democrazia Cristiana