La distruzione della chiesa di Santa Maria Assunta nella cronistoria di don Angelo Rizzo.

Nel giorno della Liberazione il Circolo PD di Este invita a non dimenticare.
Silvano Alberti, Mario Naso, Mario Pastorello, Giuseppe Alberti e Lucillo Manfrin: erano solo dei ragazzi nel tragico 27 aprile 1945 a Ponso. I militari tedeschi li scambiano per partigiani e li ammazzano davanti al cimitero del loro paese.
Non è l’unica tragedia di quel giorno a Ponso, Bassa padovana, quando i tedeschi tirano giù il campanile e l’antica chiesa dedicata a Santa Maria Assunta.
Nella Festa della Liberazione ne fa memoria il Circolo del Partito Democratico di Este. La fonte è la cronistoria parrocchiale redatta da don Angelo Rizzo, parroco di Ponso durante l’occupazione nazifascista.
“Abbiamo scelto – scrivono i Democratici di Este – di raccontare questo episodio accaduto a Ponso il 27 aprile 1945, ultimo giorno di occupazione nazifascista, durante la Seconda guerra mondiale, perché questa storia è abbastanza sconosciuta ai più, ma è ben viva nella memoria dei residenti a Ponso, sconvolti da questa barbarie e dall’uccisione di cinque ragazzi”.
Nel ricordo non ci sono solo memoria storia e pietà per le vittime. Spiega il PD di Este: “Con questo frammento di storia locale vogliamo dare il nostro contributo affinché si tramandi la memoria, perché la conoscenza è il migliore antidoto all’indifferenza con la quale stiamo assistendo, 79 anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale, ad episodi ambigui e sconcertanti che stanno accadendo nel nostro paese e che ci ricordano questi cupi trascorsi”.
Lodevole la scelta dei Democratici estensi: per le finalità e per i contenuti del messaggio. L’accuratezza storica e la passione umana con cui anche la cronistoria di don Angelo Rizzo, come quelle di migliaia di suoi confratelli parroci, racconta vita (e morte) in un popolo, aiutano a non restare indifferenti alla vita e alla morte contemporanee.
28 aprile 2024
Don Angelo Rizzo
Salta il campanile, travolge la chiesa
Il venerdì 27 aprile 1945 di buon mattino si son visti girovagare a gruppi, giovani dai 16 ai 20 anni appartenenti alla divisione SS tedesca.
Avevano facce ed occhi che mettevano terrore.
L’incauto cappellano fa suonare le campane
Anche in canonica verso le otto di mattina vennero quattro individui armati e dall’aspetto sanguinario a perlustrare le stanze in cerca di biciclette; si presero sei salami; quindi, scesero per fare una perquisizione nei locali inferiori.
Entrato il reverendo don Giuseppe Lorenzi, cappellano indossante ancora la cotta e viste quelle truci facce, temendo per la vita del parroco e dei suoi famigliari, compì un gesto inconsiderato; cioè fece suonare le campane a stormo. Ma nessuno dei ponsani si poté muovere perché le strade erano bloccate ed uscire significava esporre la vita al pericolo.
A quel suono i quattro manigoldi si partirono. Di lì ad una mezzora gli stessi individui ritornarono per visitare altre adiacenze secondarie della canonica e per vedere forse se vi fossero partigiani.
Verso le ore undici venne un soldato tedesco per visitare e segnare la canonica per farne nel tardo pomeriggio una scuderia. Alle ore due pomeridiane venne un altro tedesco che, aiutato dal giovane campanaro Zanin Aldo, salì sul campanile per vedere, così diceva, quanto lontano ancora fosse il fronte nemico.
Elvio Pernumian ucciso a 19 anni
Verso le quattro pomeridiane veniva barbaramente ucciso dalla rabbia tedesca il giovane diciannovenne Pernumian Elvio, ritiratosi col fratello in un rifugio in aperta campagna, perché considerato come un partigiano.
Intanto in canonica arrivavano 4 soldati tedeschi armati del mitra e chiedenti vino. Trovata un po’ di resistenza nell’averlo da parte dei famigliari del parroco, espressero il desiderio di parlare personalmente col pastore. Scesi di mia stanza subitamente e, dietro loro richiesta, porsi vino in abbondanza e li invitai a bere in cucina.
Vista la mia cordialità, mi offersero un pacchetto di sigarette; poi se ne partirono, dopo però avermi preannunciato che alla notte vi sarebbe stato un grande scoppio prima che arrivassero le truppe di colore inglesi.”
Sebbene fosse quanto mai pericoloso girare per le strade, sentito il desiderio dei famigliari, mi recai in casa del trucidato Pernumian e gli amministrai la estrema unzione sub conditione e consolai sua madre e i fratelli.
Il presentimento di una prossima sciagura
Facendo ritorno, arrivato presso la casa Businaro Riccardo, un giovane tedesco con la rivoltella in pugno, quasi scherzando, mi minacciò.

Per la strada non v’era persona e, passando dinanzi alle case, gli abitanti si meravigliavano di vedere il loro parroco girare solo, mentre immaginavano essere stato ad assistere a qualche scena tragica. Già la strada Vittorio era stata minata presso Martinello Anacleto e quella di Galantin Romano e presso Marchiori e Seren Ermenegildo.
Sempre sotto l’incubo ed il triste presentimento di una prossima sciagura abbiamo cenato; quindi quanto mai prostrati nelle forze fisiche e morali, recitate le preghiere della sera, ci coricammo per dormire a terra. In canonica era venuto il signor cappellano, la sua domestica e i due giovani Zanin Aldo e Grigolin Rino sagrestani per consolarci e tenerci compagnia. Di fuori tira un forte vento e scroscia la pioggia.
L’inutile implorazione per la chiesa
Verso le due di notte del giorno di sabato 28 aprile sentiamo battere con insistenza e prepotenza. Si apre. Sono quattro tedeschi armati che domandano le chiavi della chiesa per andare in campanile. Accompagnato dal cappellano, vado in chiesa anch’io per osservare le loro intenzioni. Alcuni tedeschi entrano in campanile; altri con candele accese esplorano la sagrestia, i confessionali degli uomini e le altre adiacenze.
Ci fermiamo in chiesa a pregare per l’ultima volta, raccomandandoci a Gesù sacramentato, implorando la divina protezione.”
Siamo invitati da un soldato tedesco ad uscire. Alla porta il soldato di guardia è da me pregato e scongiurato con le lagrime agli occhi di non usare danni alla chiesa né di fare sevizie a noi sacerdoti e ai nostri famigliari. Rientrati in casa, viene un soldato a chiedermi il mantello per ripararsi dal freddo e dalla pioggia quasi cessata; quindi, mi prende due coperte, due ombrelli, un orologio, un paio di calze.
Frattanto in chiesa veniva portato un grosso carico esplosivo e di qui trasferito in campanile. Il soldato di guardia viene in canonica forse per vedere se noi eravamo scappati.
Intanto prevedendo la sventura ci siam messi a pregare fuori dalla porta della canonica prospiciente i campi del beneficio.
Un ultimo enorme scoppio
Verso le ore 3 del mattino abbiamo sentito il primo scoppio di mina, quindi un secondo che faceva danni alla casa di Galantin Romano, poi un terzo che faceva saltare la strada dinanzi la casa di Marchiori Mario e di Seren Ermenegildo con le loro case. A quella poi di Marchiori fu appiccato il fuoco.
Allora tutti noi ci siam portati nel fosso in fondo al campo ove, credendo prossima la nostra fine, ci siamo impartiti la assoluzione sacramentale. Presi da terrore inenarrabile sentiamo un ultimo enorme scoppio seguito da un lungo boato, col quale saltava in aria il campanile fin dalle fondamenta, facendo crollare anche la chiesa.
Attirati dalla curiosità di vedere il grandioso incendio che divampava, usciamo verso le 5, ci portiamo fino alla canonica e con lo schianto nel cuore con le lagrime agli occhi constatiamo che l’amata chiesa ed il grandioso campanile di Ponso sono ridotti ad un cumulo di rovine e la canonica notevolmente danneggiata.
In copertina
Il campanile e la chiesa di Ponso ridotti ad un cumulo di macerie dai tedeschi.
Testo
Il testo di don Angelo Rizzo e alcune immagini storiche sono disponibili nella pagina del Partito Democratico di Este.
La titolazione del brano dalla Cronistoria parrocchiale di Ponso è della Redazione di Euganeo.it.