• L’esperienza di amore politico
del nuovo santo Pier Giorgio Frassati

• Il prendersi cura dei vulnerabili
consente di rigenerare la democrazia •
La santità è sempre una questione di cuore. Lo conferma anche l’ultima persona “salita agli onori degli altari”, san Pier Giorgio Frassati, canonizzato domenica 7 settembre da Papa Leone. La biografia scritta da Vincenzo Sansonetti delinea un giovane impegnato nella vita sociale e politica, esempio di una fede caritatevole e coraggiosa in un’epoca non facile per la testimonianza cristiana, nella quale però il giovane Pier Giorgio ha saputo immergersi nella sua breve vita (conclusa a 24 anni).
Sansonetti ne propone anche l’ultimo fotogramma. È lunedì 6 luglio 1925: “Migliaia di uomini, donne e bambini dei quartieri più miseri e abbandonati, i poveri della Torino semplice e umile, allineati lungo le strade che conducono alla chiesa”, dove si svolgeranno i funerali di Pier Giorgio Frassati. Sono i protagonisti della carità sociale di Frassati: quella carità sociale, sintetizzerà decenni dopo il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, che “ci fa amare il bene comune e fa cercare effettivamente il bene di tutte le persone, considerate non solo individualmente, ma anche nella dimensione sociale che le unisce”.
La carità sociale diventa amore politico
Pier Giorgio Frassati l’ha praticata. A 19 anni è già iscritto all’Azione Cattolica e alla Federazione degli universitari cattolici, è socio della San Vincenzo, si è consacrato terziario domenicano. Non gli basta: nel 1920 si iscrive al Partito Popolare Italiano, fondato da don Luigi Sturzo da appena un anno.
Il suo è amore politico, come lo definisce Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, perché riconosce che “l’amore, pieno di piccoli gesti di cura reciproca, è anche civile e politico, e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore”.
Se genera amore, anche la politica è una questione di cuore.
Papa Francesco è tornato ad insistervi un anno fa a Trieste, all’apertura della cinquantesima Settimana sociale dei cattolici in Italia. “Non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. (…) Questo è l’amore politico, che non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause. Questo è l’amore politico. È una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità. (…) Formiamoci a questo amore, per metterlo in circolo in un mondo che è a corto di passione civile”.
Sant’Agostino: uno Stato non muore per amore
Quello dell’amore politico è un pensiero lungo nella riflessione sociale della Chiesa. Lo troviamo, ad esempio, in sant’Agostino (alla cui persona e al cui pensiero in questi mesi ci avvicina ancor più l’agostiniano Papa Leone XIV).
Nella Lettera a Volusiano (scritta attorno al 411–412 d.C.) anticipa riflessioni che svilupperà nel De civitate Dei. Agostino risponde a chi sostiene che il Cristianesimo abbia indebolito lo Stato romano, perché i precetti cristiani (come il perdono, la non-violenza, l’umiltà) sarebbero incompatibili con la forza e la disciplina necessarie per governare un impero. La sua risposta (nella sapiente sintesi che ne fa il filosofo Luigi Alici) è questa: “Un impero non cade perché l’amore ha indebolito il potere, ma perché l’amore stesso non lo sostiene più a sufficienza, proprio come è accaduto al popolo romano, che aveva smarrito quel legame comunitario profondo, che si esprime come tensione concorde verso il bene comune (concors communio). La concordia è precisamente il nome civile della pace: un insieme di io si trasforma in un noi e un popolo si istituzionalizza in una civitas solo quando i cuori di tutti riescono a battere all’unisono (cum cordibus)”.
Agostino dice che non solo la politica, ma lo Stato è una questione di cuore. Lo è dalla tarda antichità fino alla contemporaneità, tanto che Al cuore della democrazia è stata dedicata l’ultima Settimana sociale dei cattolici in Italia.
La questione sociale nel tempo di Papa Leone XIV
L’accostamento tra cuore e democrazia non è solo un’immagine. “La parola stessa democrazia non coincide semplicemente con il voto del popolo”, ci ha fatto osservare in quella assemblea Papa Francesco. L’amore politico dà alla democrazia l’energia per essere cura essa stessa: non con la gestione, ma con l’attenzione alle persone e ai legami.
Il prendersi cura dei vulnerabili consente di rigenerare la democrazia in una visione che ribalta la logica del profitto e del consenso immediato.
Papa Leone XIV lo ha segnalato con una chiarezza molto impegnativa ai cattolici riuniti per il Meeting per l’amicizia dei popoli il 21 agosto scorso. “Senza le vittime della storia, senza gli affamati e gli assetati di giustizia, senza gli operatori di pace, senza le vedove e gli orfani, senza i giovani e gli anziani, senza i migranti e i rifugiati, senza il grido di tutta la creazione non avremo mattoni nuovi. Continueremo a inseguire il sogno delirante di Babele, illudendoci che toccare il cielo e farsi un nome sia il solo modo umano di abitare la terra. (…) Disarmata e disarmante, la presenza di cristiani nelle società contemporanee deve tradurre con competenza e immaginazione il Vangelo del Regno in forme di sviluppo alternative alle vie di crescita senza equità e sostenibilità”.
Un cuore di uomo per l’intelligenza artificiale
Oltre che senza equità e sostenibilità, c’è anche una crescita senza umanità nell’aggiornata questione sociale che Leone XIV ha assunto come missione assieme al nome da Papa.
“Oggi ci sono algoritmi che ci dicono quello che dobbiamo vedere, quello che dobbiamo pensare, e quali dovrebbero essere i nostri amici. E allora le nostre relazioni diventano confuse, a volte ansiose. È che, quando lo strumento domina sull’uomo, l’uomo diventa uno strumento: sì, strumento di mercato, merce a sua volta”. Rispondendo a Dulce María, una giovane messicana di 23 anni, il Santo Padre ha messo in guardia il milione di giovani presenti a Tor Vergata la sera di sabato 2 agosto per il Giubileo della Gioventù.
Il martedì di quella stessa settimana, salutando in San Pietro i partecipanti al Giubileo degli Influencer, Papa Francesco aveva detto: “Oggi, in una cultura dove la dimensione digitale è presente quasi in ogni cosa, in un tempo in cui la nascita dell’intelligenza artificiale segna una nuova geografia nel vissuto delle persone e per l’intera società, questa è la sfida che dobbiamo raccogliere (…) Abbiamo il dovere di elaborare insieme un pensiero, di elaborare un linguaggio che, nell’essere figli del nostro tempo, diano voce all’Amore”. Vivendo l’amore politico, anche la nuova questione sociale è una questione di cuore: il cuore dell’uomo per l’intelligenza artificiale.
Domenica, 7 settembre 2025
In copertina
Particolare di una infografica proposta dall’Azione Cattolica italiana sull’impegno politico di san Pier Giorgio Frassati.