• La diocesi californiana di San Bernardino
toglie la… materia prima alle retate
dell’Immigration and Customs Enforcement

• All’ordine esecutivo di Trump
il vescovo mons. Alberto Rojas ha contrapposto
non tanto il suo decreto canonico ma il Vangelo •
Ci sono meno fedeli del solito alle messe festive di domenica 13 luglio nelle chiese della diocesi di San Bernardino nella California del Sud. I banchi vuoti non preoccupano i parroci e neppure il vescovo mons. Alberto Rojas di questa parte degli Stati Uniti. Per certi versi, proprio i banchi vuoti riducono una forte preoccupazione nei pastori.
“C’è una paura autentica che affligge molte persone nelle nostre comunità parrocchiali: quella che, uscendo per recarsi in luoghi pubblici, vengano arrestate dagli agenti dell’immigrazione. Purtroppo, questo include anche la partecipazione alla Messa”, ha dichiarato il vescovo Rojas in un comunicato stampa di giovedì 10 luglio, con il quale commenta un suo decreto di due giorni prima.
La dispensa dal precetto festivo
Martedì 8 luglio il vescovo di San Bernardino ha emesso un decreto con cui dispensa i fedeli immigrati dall’obbligo di partecipare alla Messa domenicale fino a nuovo avviso, a causa del “timore reale” di possibili azioni di controllo da parte delle autorità per l’immigrazione.
È concessa la dispensa dal precetto della partecipazione alla Santa Messa domenicale e festiva a tutti i fedeli che, per fondato timore di essere fermati, detenuti o espulsi dalle autorità migratorie, si vedono impossibilitati a frequentare le celebrazioni liturgiche. (Articolo 1)
Tale dispensa ha validità fino a nuovo ordine e si applica ai fedeli residenti o presenti all’interno del territorio della Diocesi. (Articolo 2)
Nella premessa è bene chiarita l’origine del decreto.
Io, Alberto Rojas, Vescovo della Diocesi di San Bernardino,
considerate le circostanze eccezionali in cui versano alcuni membri della nostra comunità,
riconoscendo le legittime preoccupazioni relative alla presenza presso le celebrazioni liturgiche pubbliche a causa del timore di interventi da parte delle autorità migratorie,
mosso dal desiderio pastorale di offrire conforto e accompagnamento spirituale a tutti i fedeli.
“Il sabato è stato fatto per l’uomo”
La scelta della diocesi di San Bernardino toglie la… materia prima alle retate contro gli stranieri compiute dall’Immigration and Customs Enforcement (Ice), l’agenzia federale creata nel 2003 con l’obiettivo di far rispettare le leggi sull’immigrazione all’interno del territorio statunitense. Da quest’anno, per volontà del presidente Donald Trump, l’Ice sta agendo in modo brutale e spettacolare contro le persone straniere, in particolare contro i latinos.
Proprio nella diocesi di mons. Rojas il 20 giugno, agenti dell’Immigration and Customs Enforcement erano entrati in due proprietà parrocchiali cattoliche, a Montclair e Highland, e avevano arrestato diverse persone nel parcheggio della chiesa di Sant’Adelaide a Highland, California. Immediatamente, il 23 giugno, il vescovo aveva inviato una lettera, in cui chiedeva ai “leader politici e ai responsabili delle decisioni” di “rivedere e cessare immediatamente” le retate, proponendo un approccio che “rispetti i diritti umani e la dignità della persona”.
Non aveva avuto risposte.
All’ordine esecutivo di Trump mons. Alberto Rojas ha ora contrapposto non tanto il suo decreto canonico ma il Vangelo (cui dicono di richiamarsi importanti figure trumpiane). “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato” (Marco 2, 27-28).
Ai farisei, che lo accusano perché i suoi discepoli raccoglievano spighe di grano di sabato, Gesù risponde ricordando che la legge è al servizio dell’uomo, non il contrario. Vale per la legge della Chiesa (come il precetto festivo), ma vale anche per la legge civile (come le norme sulla cittadinanza).
“Voglio che le nostre comunità di immigrati sappiano che la Chiesa è con loro e li accompagna in questo momento difficile”, ha confermato il vescovo di San Bernardino il 10 luglio.
Profilazione razziale di gruppo
Una settimana prima, a colloquio con i media vaticani, mons. Mark Joseph Seitz, vescovo della diocesi di El Paso, in Texas, e presidente della Commissione per i servizi ai migranti e ai rifugiati della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, aveva espresso forti preoccupazioni riguardo al trattamento dei migranti da parte dell’amministrazione americana.
Mons. Seitz denuncia la sospensione e il mancato rispetto dei diritti fondamentali che gli Usa, fin dalla loro fondazione, hanno considerato inalienabili: “Nel trattamento che ora si sta riservando agli immigrati, il rispetto fondamentale della dignità data da Dio e la preoccupazione per il benessere delle persone e delle loro famiglie vengono messi da parte. I nostri principi fondamentali vengono ignorati quando interi gruppi di persone diventano oggetto di una profilazione razziale”.
Parla di un approccio caotico e intimidatorio da parte delle autorità, che colpisce anche immigrati legali e cittadini statunitensi di origine straniera con le deportazioni di massa che sono state pianificate e che ora stanno iniziando ad essere attuate senza alcun tentennamento. “Queste deportazioni — dice — comportano anche la violazione della Carta dei diritti: il diritto a un giusto processo e quello che prevede la difesa da perquisizioni e sequestri irragionevoli. La legge e l’ordine che erano stati promessi sono stati sostituiti da un approccio caotico e casuale all’applicazione delle norme sull’immigrazione che sembra essere stato concepito per sopraffare, creando un clima di paura e intimidazione”.
Li difende senza isolarli
Eppure, “le comunità di immigrati di cui parlo sono quelle persone che vivono in questo Paese da anni, senza altri problemi se non lo stato legale, e che hanno contribuito al benessere della comunità più ampia,” continua il vescovo Rojas nel messaggio del 10 luglio. “La maggior parte di loro è qui perché voleva salvare la propria famiglia; non avevano altra scelta. Credo che desidererebbero essere regolarizzati, ma chi può aiutarli?”.
Per intanto la loro comunità ecclesiale li fa sentire indispensabili. Il decreto che sospende per loro il “precetto” domenicale li difende ma non li isola.
I fedeli dispensati sono incoraggiati a mantenere la comunione spirituale mediante la preghiera personale, la lettura della Sacra Scrittura, la recita del Santo Rosario o della Coroncina della Divina Misericordia, e — ove possibile — la partecipazione alla Santa Messa mediante trasmissioni televisive, radiofoniche o online. (Articolo 3)
I parroci e i ministri pastorali della diocesi sono invitati a prestare speciale attenzione e cura spirituale alle persone interessate, affinché nessuno si senta escluso dalla vita della Chiesa e dalla comunità dei credenti. (Articolo 4)
Anche nella loro comunità civile c’è chi considera i latinos persone con i loro diritti. Il quotidiano Avvenire riferisce che il governatore della California, il democratico Gavin Newsom, è stato tra i primi a difendere l’iniziativa di mons. Alberto Rojas: “Ora le persone devono scegliere tra la loro fede e la loro libertà. Dov’è la libertà religiosa?”.
Domenica, 13 luglio 2025
In copertina
“Il frontespizio dell’edizione in spagnolo del decreto con cui il vescovo di San Bernardino mons. Alberto Rojas dispensa a tempo indeterminato dall’obbligo di partecipare alla messa domenicale.