CARTOLINA / 9 maggio 2024
Un suo insegnamento sulla Costituzione,
a memoria del suo assassinio.
Il 9 maggio 1978, rannicchiato in una Renault rossa,
le Brigate Rosse restituirono il cadavere crivellato di colpi di Aldo Moro.
“Uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico”,
lo definì papa san Paolo VI
in una cerimonia funebre priva delle sue spoglie mortali.
Distinzione attualissima
La nostra Repubblica gli è debitrice.
Uomo di Stato e intellettuale illuminato, Aldo Moro dedicò la sua vita
alla costruzione e poi alla promozione del bene comune.
La Repubblica è – nel suo pensiero e nella sua attività politica – strumento e luogo del bene comune.
Per la Cartolina di questo anniversario scelgo un insegnamento di Aldo Moro
sulla natura stessa della Repubblica definita dalla Costituzione.
L’insegnamento è contenuto nell’ intervento di Moro,
membro dell’Assemblea Costituente, il 13 marzo 1947.
Egli si confronta con il collega Roberto Lucifero,
un partigiano (era stato imprigionato dai tedeschi)
di orientamento monarchico, anch’egli tra i costituenti.
L’opinione di Aldo Moro, attualissima in questi mesi del 2024,
è che la Costituzione italiana non può essere “afascista”,
come già nel 1947 Lucifero proponeva,
ma deve essere esplicitamente “antifascista”.
Costituzione antifascista, non afascista
Se lo Stato è – com’è certamente – una forma essenziale,
fondamentale di solidarietà umana,
costruire un nuovo Stato vale quanto prendere posizione
intorno ad alcuni punti fondamentali
inerenti alla concezione dell’uomo e del mondo.
Diceva l’on. Lucifero (…), che era suo desiderio
che la nuova Costituzione italiana
fosse una Costituzione non antifascista, bensì afascista.
Io (…) qualche riserva su questo punto, torno ad esprimerla,
perché mi sembra che questo elementare substrato ideologico
nel quale tutti quanti noi uomini della democrazia possiamo convenire,
si ricolleghi appunto alla nostra comune opposizione
di fronte a quella che fu la lunga oppressione fascista
dei valori della personalità umana e della solidarietà sociale.
Non possiamo in questo senso fare una Costituzione afascista,
cioè non possiamo prescindere da quello che è stato, nel nostro Paese,
un movimento storico di importanza grandissima,
il quale nella sua negatività ha travolto per anni le coscienze e le istituzioni.
Non possiamo dimenticare quello che è stato,
perché questa Costituzione emerge
da quella resistenza, da quella lotta, da quelle negazioni,
per le quali ci siamo trovati insieme
sul fronte della Resistenza e della guerra rivoluzionaria
ed ora ci troviamo insieme per questo impegno
di affermazione dei valori supremi
della dignità umana e della vita sociale.
Convergenza decisiva
Anche in quella primavera della Repubblica, che fu l’Assemblea costituente,
come nella stagione del cambiamento nella quale è stato assassinato,
per Aldo Moro la Costituzione è la convergenza delle culture
che avevano portato l’Italia fuori dalla guerra e dalla dittatura fascista;
convergenza sempre decisiva per difendere la Repubblica
da sempre possibili rischi totalitari.
In copertina
L’omaggio di Padova ad Aldo Moro.