Con internet i giovani fanno anche politica

Il mondo digitale offre loro spazi diversificati
di condivisione delle proprie idee

Si vedono esclusi; gli pare che politica, partiti e istituzioni facciano a meno di loro e delle loro idee

Internet ed i personal media per i nativi digitali sono sia strumenti sia spazi di partecipazione politica. In questi spazi la partecipazione ha forme che prima non esistevano. “Un’altra modalità con la quale i giovani prendono posizione nel dibattito politico è cambiando la foto del profilo sui social media(41,0%) per sostenere una causa politica o sociale, esprimere solidarietà o sensibilizzare l’opinione pubblica su un determinato tema”.

Lo segnalano i curatori Antonio Campati e Veronica Riniolo nella recente ricerca dell’Istituto Toniolo sulla partecipazione politica dei giovani. Ecco altre forme: “Più della metà degli intervistati (56,3%) – sintetizzano i curatori – ha preso parte attivamente a discussioni politiche onlinee il 46,5% ha utilizzato hashtag per diffondere idee o iniziative su questioni politiche o di interesse pubblico (hashtag activism)”.

Politica resa accessibile dal linguaggio degli influencer

La partecipazione politica in rete non produce solo idee, ma anche azioni. L’Istituto Toniolo le descrive così: “Tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni, le forme di partecipazione più comuni includano il boicottaggio di prodotti(69,0%) e la firma di petizioni(62,9%), entrambe strettamente legate all’essere informati su alcune questioni di interesse comune. Si boicottano prodotti per motivi etici e politici, mentre le petizioni vengono firmate su questioni verso le quali si è sensibilizzati (oppure a seguito delle prese di posizione di personaggi pubblici)”.

In definitiva, per i giovani “il mondo digitale offre quindi potenzialmente spazi diversificati di condivisione delle proprie idee, dove (auto)produrre contenuti e articolare visioni alternative”, concludono Campati e Riniolo.

Contano, certo, gli influencer (segnalati fin dal titolo della ricerca). Di queste figure va sottolineata una caratteristica decisiva: “Un linguaggio accessibile, facilita l’avvicinamento ai temi politici e rafforza la fiducia nelle proprie capacità di comprensione e azione”. Facendosi capire, trasmettono ai giovani un senso di “autoefficacia politica”, che li motiva alla partecipazione e all’azione.

I rischi, certo, ci sono: ad esempio, “un’eccessiva iper-semplificazione che potrebbe sfociare nella manipolazione delle opinioni, (…) o quando gli stessi influencer non dispongono di adeguate conoscenze politiche”. Però è uno spazio che conoscono, è accogliente, mentre – sempre secondo la stessa ricerca – nella politica “tradizionale” solo il 38 per cento dei giovani italiani ritiene di poter cercare spazio sufficiente per partecipare ed agire.

Se provano a “cambiare posto” c’è subito chi li bacchetta

È, in generale, nel mondo che c’è “da prima di loro” che i giovani si sentono fuori posto. È quel mondo che gli continua a dire che loro sono il futuro, ma che costruisce giorno dopo giorno un futuro da incubo.

Lo descrive bene il Presidente Mattarella in quel messaggio di San Silvestro del 2023: “Rispetto allo scenario in cui ci muoviamo, i giovani si sentono fuori posto. Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere; e di cui non condividono andamento e comportamenti. Un disorientamento che nasce dal vedere un mondo che disconosce le loro attese. Debole nel contrastare una crisi ambientale sempre più minacciosa. Incapace di unirsi nel nome di uno sviluppo globale”.

Più che essere apatici rispetto alla politica e distanti da partiti e istituzioni, i giovani si vedono esclusi; gli pare che politica, partiti e istituzioni facciano a meno di loro e delle loro idee. Sono disillusi; lo sono al punto che non contestano, non si arrabbiano. Stanno fuori e basta. “Dalle risposte di coloro che scelgono l’isolamento non risulta un senso di tristezza, né un sentimento di rancore, quanto la volontà di ritrovare serenità” commenta Antonio Noto che all’inizio di quest’anno ha diretto un sondaggio sulla condizione giovanile per Il Sole 24 Ore del Lunedì.

Se provano a “cambiare posto” c’è subito chi li bacchetta, addirittura brandendo decreti ministeriali, come è successo tra giugno e settembre dopo qualche contestazione all’esame di maturità.

Parlano con chi prima li ascolta

Se però qualcuno li chiama per ascoltarli, i giovani accorrono, si preparano, parlano e anche ascoltano. Il milione di loro che all’inizio di agosto era a Tor Vergata per il Giubileo dei giovani è stato stupefacente – oltre che per i contenuti dell’incontro – per la disponibilità ad esserci.  E, infatti, Papa Leone si è sentito di dire loro: “Miei giovani fratelli e sorelle, voi siete il segno che un mondo diverso è possibile: un mondo di fraternità e amicizia, dove i conflitti si affrontano non con le armi ma con il dialogo”.

“Buon viaggio!”: è stato il saluto finale del Santo Padre.

Nell’augurio c’è anche una missione affidata ai giovani: continuare ad abitare “un mondo diverso”, una volta tornati nelle loro comunità. E nell’omelia della messa domenicale ha poi proposto loro di continuare di farlo partendo dalla loro giovinezza; ha usato le parole di Papa Francesco, che due anni prima nella Giornata mondiale della Gioventù a Lisbona li aveva invitati “a compiere un viaggio, a superare sé stessi, ad andare oltre, a un decollo senza il quale non c’è il volo”.

Domenica, 28 settembre 2025

In copertina

Giovani nel mondo digitale in un’infografica (particolare) del PD del Lazio.

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