Come pretendiamo che mettano su famiglia e facciano figli?

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Omelia del card. Roberto Repole

“A Torino il 75% dei giovani (quelli che restano)
trova solo più lavori precari,
contratti di pochi mesi o addirittura giorni”  

La notizia durissima di questi giorni è […] che a Torino il calo demografico sta svuotando le scuole, ormai anche le superiori: l’anno prossimo le scuole della città avranno 1.147 allievi in meno (senza considerare il calo aggiuntivo negli asili); a livello piemontese saranno 7.300 in meno. Sempre meno bambini “crescono, si fortificano” a Torino e si preparano ad essere gli adulti di domani.

I diritti delle donne presentati come antitetici alla natalità

Siamo alle prese con un fallimento culturale epocale.

Stupido che sia stato sempre deriso e snobbato, considerato bigotto o di destra, l’insegnamento della Chiesa a sostegno della maternità.

Miope che per sostenere, com’è necessario, i diritti fondamentali delle donne siano stati presentati come antitetici al bisogno sociale di natalità.

Triste e molto inquietante, per la tenuta stessa della democrazia, che il termine “pro vita” sia ormai diventato quasi un insulto da affibbiare ai movimenti che pongono il problema della natalità: scritte violente e insultanti sono comparse ancora pochi mesi fa sui muri di Torino. Essere pro vita sembra una cosa medioevale; invece essere pro morte (combattere per l’eutanasia) suona moderno.

Ci stiamo suicidando.

Il lavoro trasformato in merce disprezzabile

A determinare tutto ciò c’è il concorso massiccio di un iperliberismo che sta trasformando il lavoro in una merce disprezzabile: c’è il problema delle aziende che spostano la produzione lontano dalla città, mentre qui a Torino il 75% dei giovani (quelli che restano) trova solo più lavori precari, contratti di pochi mesi o addirittura giorni. Come pretendiamo che mettano su famiglia e facciano figli?

Forse è lo stesso iperliberismo che porta ad un fenomeno tutto torinese di immobilizzazione del denaro accumulato dai grandi proprietari di patrimoni, che preferiscono tenerlo nelle banche, in quantità immense, piuttosto che investirlo nel circuito delle imprese e nello sviluppo dell’economia reale. Non si può certo pretendere che i proprietari di patrimoni investano senza prospettive di reddito adeguato. Ma allora bisogna convincerli, bisogna portarli dalla parte della città. Il problema è una città che non riesce a convincerli.

Torino ha immense sacche di povertà ma paradossalmente è anche la terza città d’Italia per numero di famiglie benestanti, che l’anno scorso hanno incrementato i patrimoni privati di un altro +6%: 76 miliardi di euro sono chiusi nelle banche.

I sistemi di welfare sono tutti efficienti?

Per non dire che c’è il problema di valutare una buona volta se i nostri sistemi di welfare siano tutti efficienti come amiamo credere. Rispetto alle famiglie giovani funzionano? Come mai nei Paesi del Nord Europa (o anche più vicino: nella provincia di Bolzano) i servizi di welfare ottengono che le donne lavorino con soddisfazione e le nascite non calino?

Per Torino non c’è emergenza più grande di questa, dei bambini e dei giovani. Sappiamo che nel prossimo futuro, senza giovani, sarà difficile mandare avanti la città e per esempio sarà difficile pagare le pensioni agli anziani.

I giovani non sono contrapposti agli anziani

Ma attenzione: i giovani non sono contrapposti agli anziani, è vero l’esatto contrario. Solo curando con ogni premura i nostri anziani, solo investendo nell’assistenza dei malati, noi dichiariamo alle famiglie che in questa società conviene vivere e avere figli che saranno trattati con amore in ogni passaggio della loro vita.

Così come dichiariamo che conviene vivere quando siamo capaci di trattenere i già pochi giovani che prepariamo all’università, magari provenienti da altrove, mentre dobbiamo dolorosamente constatare che tanti di questi giovani si laureano e poi ci abbandonano, vanno a cercare lavoro in altre città.

Martedì, 24 giugno 2025

Il testo

Omelia del card. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, alla Messa nella solennità di San Giovanni Battista, patrono di Torino – Cattedrale di Torino, 24 giugno 2025.

Il testo integrale è pubblicato nel sito della diocesi di Torino.

La sintesi e la titolazione sono della redazione di Euganeo.it.

In copertina

Il cardinale Roberto Repole nella cattedrale di Torino durante la celebrazione del patrono San Giovanni Battista. Foto di Massimo Masone – La Voce e il Tempo (Mediacenter della diocesi di Torino).

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